Performativa
ROMA RIETI VITERBO PRIVERNO CIVITAVECCHIA
Dal 7 al 10 le varie discipline artistiche si sposteranno simultaneamente in più luoghi distribuiti in tutta la città e nelle Province coinvolte, dando vita a la settimana Bianca dell’arte e della cultura.“Performativa” è la sezione del teatro, teatro canzone, recital, reading. È una sezione diffusa ed espansa nei contenuti e nei luoghi, entra nei teatri del Lazio cosi come nei club dell’underground romano e muove un pubblico trasversale, interessato alla performance, al teatro di parola, alla letteratura, al cantautorato.
PERFORMATIVA è un insieme di linguaggi e forme espressive diverse. Performativa è Leo Folgori e Gio Evan (7 e 10 dicembre all’Asino che vola di Roma) e la redazione di Lercio.it al Monk (8 dicembre, Roma), è Copenaghen (8 dicembre al Teatro Vespasiano di Rieti e 9 dicembre la Teatro Dell’Unione di Viterbo) con Umberto Orsini Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice per la regia Mauro Avogadro al Vespasiano di Rieti, è Sempre Domenica (9 dicembre) della compagnia Controcanto, vincitrice del bando inBox 2017 al Teatro Comunale di Priverno, è Accabadora (10 dicembre) di Michela Murgia, riadattamento del romanzo a cura di Carlotta Corradi, regia di Veronica Cruciani con Monica Piseddu a Teatro Traiano di Civitavecchia.
Giovedi 7 Dicembre 2017
LEO FOLGORI & FULL BANDpresenta a Roma il suo secondo disco di inediti “Nuevo Mundo” uscito il 9 ottobre per Materiali Musicali / Beta Produzioni.
In apertura presentazione del libro “La Buca” di Luca Manoni. Introduzione al pubblico di Benedetta Pecorilla (editor)
L’autore leggerà alcuni passi del suo racconto.
Introduzione e Reading ore 21.00
Inizio concerto ore 22.00
INFO: Ingresso 8€ con prima consumazione
Info Prenotazioni: 06/7851563 – 338/2751028 (anche whatsapp) info.lasinochevola@gmail.com
Venerdì 8 Dicembre 2017
BUON COMPLEANNO LERCIOGli autori di LERCIO.IT al gran completo festeggeranno i primi 5 anni del loro giornale. “Cina, liberato pozzo ostruito da bambino”.
Era il 28 ottobre 2012 e con questa notizia nasceva ufficialmente lercio.it, il sito satirico destinato a diventare un’istituzione della non-informazione.
PROGRAMMA
Dalle 19 alle 20.30 (Dibattito/incontro) Fake news, post-truth e altri anglicismi a caso
Dalle 21.00 alle 00.15 (Show) Lercio live + super guests
Dalle 00.15 Dj set
#INGRESSO dalle 21.00 con Tessera Arci + Contributo all’Attività
5 € + d.p.versando il Contributo online con MArteTicket (qui:www.marteticket.it // riservato ai soci) 5 € versando il Contributo direttamente all’ingressoIl ricavato della serata sarà devoluto ad Amref Health Africa – Italia.
Via Garibaldi
RIETI
COPENAGHEN di Michael Frayn
Umberto Orsini Massimo Popolizio e con Giuliana Lojodice
Regia Mauro Avogadro
Produzione Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma – Teatro Nazionale
In collaborazione con CSS Teatro Stabile di Innovazione
Si ringrazia: Emilia Romagna Teatro Fondazione
In un luogo che ricorda un’aula di fisica, immersi in un’atmosfera quasi irreale, tre persone, due uomini e una donna, parlano di cose successe in un lontano passato, cose avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi. Sono Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Heisenberg (Popolizio). Il loro tentativo è di chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen quando improvvisamente il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Entrambi coinvolti nella ricerca scientifica, ma su fronti opposti, probabilmente vicini ad un traguardo che avrebbe portato alla bomba atomica, i due scienziati ebbero una conversazione nel giardino della casa di Bohr, il soggetto di quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la Storia ha avanzato svariate ipotesi. L’asse portante attorno al quale ruota lo spettacolo è dunque il motivo per cui l’allievo andò a Copenaghen a trovare il suo maestro. Essendo Heisenberg a capo del programma nucleare militare tedesco voleva, in nome della vecchia amicizia, offrire a Bohr, che era mezzo ebreo, l’appoggio politico della Gestapo in cambio di qualche segreto? O al contrario essendo mosso da scrupoli morali, anche se tormentato dalle conseguenze che sarebbero potute ricadere sul destino della sua patria martoriata e che lui amava pur non essendo nazista, tentava di rallentare il programma tedesco fornendo a Bohr, che era schierato con gli alleati, informazioni sull’applicazione dei fondamenti teorici della fissione? Su questi presupposti l’autore da vita ad un appassionante groviglio in cui i piani temporali si sovrappongono, dando un valore universale alle questioni poste dai protagonisti. Fatto sta che le diverse ipotesi fatte all’epoca vengono qui enunciate una dopo l’altra e quindi vengono messi in scena diversi incontri tra i due fisici, con diversi andamenti. Viene quindi a tradursi metaforicamente, come struttura portante dell’impianto drammaturgico, quel Principio di Indeterminazione e di Complementarietà pronunciati molte volte nella pièce e così determinanti per l’elaborazione della teoria della relatività ad opera di Einstein. Non è possibile una sola verità oppure una sintesi efficace delle diverse verità perché una verità è semplicemente un punto di vista, il punto di vista di chi l’ha enunciata. Tutto è umano, niente è assoluto. Si possono avere solamente risposte indeterminate e quindi la somma degli scenari possibili è ciò vale anche per quell’incontro tra i due fisici. Il Novecento, così come la vita umana sono fatti di tante zone grigie, di tanto silenzio, ma finché esisterà l’uomo si cercherà sempre, in mezzo al vuoto che ci circonda e alla polvere sollevata, la traccia rarefatta di una particella di chiarezza e di verità che, comunque, ci salverà.Inutile dire che il grande valore del testo di Frayn, divenuto ormai un classico contemporaneo del teatro, non sarebbe emerso in modo così mirabile senza un trio di attori di grande spessore che sanno mettere la evidenza i diversi piani di lettura e interpretare i personaggi dando risalto alle loro infinite sfaccettature psicologiche.
Sabato 9 Dicembre 2017
COPENAGHEN di Michael Frayn
Umberto Orsini Massimo Popolizio e con Giuliana Lojodice
Regia Mauro Avogadro
Produzione Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma – Teatro Nazionale
SEMPRE DOMENICA di Compagnia Controcanto
drammaturgia Collettivo Controcanto ideazione e regia Clara Sancricca con Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero organizzazione Gianni Parrella | E45 Spettacolo vincitore In-Box dal Vivo 2017
“Il lavoro come tale costituisce la migliore polizia e tiene ciascuno a freno e riesce a impedire validamente il potenziarsi della ragione, della cupidità, del desiderio di indipendenza. Esso logora straordinariamente una gran quantità di energia nervosa, e la sottrae al riflettere, allo scervellarsi, al sognare, al preoccuparsi, all’amare, all’odiare”.
Sul palco sei voci e un intrico di vite: al microscopio la trama sottile dei moti e dei vuoti dell’animo umano.Sempre domenica è un lavoro sul lavoro. È un lavoro sul tempo, l’energia e i sogni che il lavoro quotidianamente mangia, consuma, sottrae. Sul palco sei attori su sei sedie, che tessono insieme una trama di storie, che aprono squarci di esistenze incrociate.Sono vite affaccendate nei quotidiani affanni, vite che si arrovellano e intanto si consumano, che a tratti si ribellano eppure poi si arrendono, perché in questo carosello di moti e fallimenti è il lavoro a suonare la melodia più forte, quella dell’ineluttabile, dell’inevitabile, del così è sempre stato e del sempre così sarà.
Sempre domenica è un coro di anime, una sinfonia di destini. Ma è – soprattutto – un canto d’amore per gli esseri umani, per il nostro starcene qui frementi eppure inchiodati, nell’immobilità di una condizione che una tenace ideologia ci fa credere da secoli non tanto la migliore, quanto l’unica – davvero? – possibile.
Info e prenotazioni 3291099630 327 1657348 info@matutateatro.it
Domenica 10 Dicembre 2017
TEATRO TRAIANO
Corso Centocelle 2,
Civitavecchia
h17
ACCABADORA Per la stagione d’autore Civitavecchia (RM)dal romanzo di Michela Murgia edito da Einaudidrammaturgia Carlotta Corradiregia Veronica Crucianicon Monica Pisedduscene e costumi Barbara Bessiluci Gianni Staropoli “Accabadora” è il più bel romanzo di Michela Murgia, nonché uno dei libri più letti in Italia negli ultimi anni. La Murgia racconta una storia ambientata in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria, all’età di sei anni, viene data a fill’e anima a Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e che all’occasione fa l’accabadora. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dallo spagnolo acabar che significa finire, uccidere; Bonaria aiuta le persone in fin di vita a morire. Maria cresce nell’ammirazione di questa nuova madre, più colta e più attenta della precedente, fino al giorno in cui scopre la sua vera natura. È allora che fugge nel continente per cambiare vita e dimenticare il passato, ma pochi anni dopo torna sul letto di morte della zia. È a questo punto del romanzo che la drammaturga Carlotta Corradi ambienta l’adattamento teatrale. Maria è appena tornata da Torino. Sono anni che non parla con sua zia. Anni in cui ha cercato di cancellare il passato che inevitabilmente la sta per investire più forte del presente. Ogni ricordo della sua infanzia fa riaffiorare la rabbia nei confronti della zia, che per troppo tempo le ha tenuto nascosta la sua vera identità. Di fronte però alla immobilità dell’anziana donna e all’idea di separarsi da lei, Maria mette da parte il rancore e se ne prende cura. Passano dei mesi e la zia non riesce a morire. Maria teme che ciò che la leghi alla vita sia la colpa che ha nei confronti di Andrìa Bastìu, suo amico d’infanzia. Maria sa che vide Bonaria uccidere suo fratello Nicola. Ma più che Andrìa, è la stessa Maria a non riuscire a perdonare sua zia. E passato il tempo necessario con lei, una Maria ormai donna può finalmente soddisfare la richiesta d’aiuto della zia, liberandola del peso della vita. In risposta al gesto d’amore della figlia, la zia le racconta di quando la vide per la prima volta; Maria aveva sei anni e quel giorno Bonaria Urrai, sarta e accabadora di Soreni, decise che per lei, il tempo della sterilità, era finito.
I N O P I A | non perdermi sul serio
di e con Gio Evan
e con le musiche originali di Giampiero Mazzocchi
Gio Evan cambia indirizzo ai luoghi comuni, sovverte il senso delle frasi fatte e dei modi di dire, obbligando il vocabolario alla sfida dell’improbabile. Lo spettacolo propone impegnative mescolanze verbali per provare quanti agganci lessicali vivono e aspettano di essere messi nuovamente in vita. Gio Evan a volte usa la poesia come scusante, per arrivare a spalancare le porte di un’immaginazione non violata e invitarci nel mondo del surreale, dell’incredibile, della meraviglia e della sorpresa. Il palco su cui si muove è asciutto e minimalista, lascia spazio sufficiente al vero protagonista: pensiero e poesia non pensata prima.
“Gio Evan non è altro che la movenza creativa della lingua, dove filosofia, umorismo, comicità, poesia e giochi di parole si alleano per esprimere la potenzialità di vivere molteplici vite”
INFO: Ingresso 12€ con prima consumazione inclusa
Info e Prenotazioni: 06/7851563 – 338/2751028 (anche whatsapp)
info.lasinochevola@gmail.com